“L’Eminem italiano”, Il “padre del rap”, “Fibroga”, “Colui che porta sfiga”, o in qualunque modo lo si voglia chiamare, Fabri Fibra è rinato con l’album Squallor del 2015.

Il progetto, uscito a sorpresa il 7 aprile di sei anni fa, ha segnato una ripresa dal punto di vista artistico del rapper più famoso d’Italia. Infatti, dopo alcuni anni in cui, come anche da egli stesso dichiarato, aveva scelto una deriva più pop e commerciale, che ha incarnato più di tutti nel singolo Tranne te, hit del 2010, ottenuto un contratto più oneroso con l’etichetta discografica, decide di tornare hardcore con suoni più crudi e senza risparmiare colpi per la scena hip hop e non solo.

Il disco è un vero e proprio colossal album, contenente 21 tracce per un totale di più di un’ora e mezza- circa il triplo della durata media di un album attualmente-, le produzioni suonano senza tempo anche grazie all’impronta di producer americani quali Amadeus e Hitboy, autori di produzioni per 50cent, Jay-Z, Rihanna e altri.

Per quanto riguarda i testi, Fibra si occupa, come sempre, principalmente di critica sociale e quotidianità: sottolineando lo smodato consumo di droghe trai giovani, rimproverando i colleghi per la direzione in cui stanno portando il genere e parlando della propria vita, a partire dai palazzetti pieni fino alle notti insonni a causa di ansie e paure.

Questo progetto è il più completo e il più sincero del rapper di Senigallia (AN) dai tempi di Tradimento (2006). Ciononostante, come spesso accade, la qualità non viene ripagata; l’album, infatti, ha raggiunto solo il disco d’oro, risultato largamente superato con dischi di platino (anche doppi) da tutti i suoi album precedenti e successivi, ad eccezione del primissimo disco solista autoprodotto, Turbe Giovanili (2002).